RIUNIONE N. 3011
[La riunione n. 3011 è stata sostituita dal
viaggio rotariano a San Pietroburgo dal 21 al 25 aprile. Ai fini dell’assiduità le presenze dei
Soci saranno conteggiate nella riunione n. 3012]
Ha presieduto:
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il presidente Paolo Pomati
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Soci presenti:
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Signora Franca Baldini, Beccaro con Signora Maria Rita e la figlia Paola,
D’Addato e Signora, Farrauto con Gianluca Nosari, Signora Nicole Materi, Migliau
e Signora, Signora Nella Mortara, Pomati e Mamma, Santoro e Signora
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Ospiti del Club:
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Laura Minghetti Rondoni e Caterina Emanuelli Mazza (RC Vercelli S.
Andrea), Rosa Beltarre Provera, Francesco Carcò e Signora Anna Maria,
Gianluca Gregori e Signora Marcella, Laura Ruffino, Roberta Radice, Cesare
Emanuel
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Nato da un'idea del
Presidente, sulla scorta della richiesta dei Soci di riprendere la tradizione del
viaggio rotariano, ormai interrotta da oltre dieci anni, il viaggio a San
Pietroburgo ha riservato le migliori emozioni. Tutto è stato perfettamente
organizzato dall’agenzia “Ready To Go” di Vercelli, con cui aveva preso i primi
contatti il nostro indimenticato socio Sandro Provera. Nella splendida città
sulla Neva si sono attraversate le quattro stagioni: neve, pioggia, vento,
splendido sole hanno aggiunto un fascino struggente alle visite. Si è
avuta la possibilità di contemplare uno spaccato di vita sociale e di
riflettere sullo stato attuale della Russia; il Presidente ha sintetizzato le
impressioni in un articolo di fondo pubblicato su “La Sesia” il 28 aprile, che
riportiamo per intero
Della Russia continuiamo ad avere immagini parziali,
forse perché la sua storia è ancora troppo poco stabilizzata. Ormai vediamo
frequentemente rumorose carovane di nuovi ricchi sbarcare nelle località più
alla moda, spendere fortune, mangiare e bere come se non ci fosse un domani. Nella
madre patria, però, lo stipendio medio di un impiegato non supera i 700 euro,
le pensioni arrivano a stento ai 300 ed esistono ancora tanti mestieri che ci
riportano ai romanzi dell'Ottocento (guardarobiere, sorveglianti, lustrascarpe,
lattai, persino spazzacamini).
Si arriva a San Pietroburgo e ci si trova d fronte a una delle città più belle
del mondo, dove i Romanov cercarono di declinare la loro storia
"rubando" quella degli altri, soprattutto degli italiani. Così
Rastrelli, Rinaldi, Quarenghi, Carlo Rossi trasformarono le algide paludi
acquitrinose del golfo di Finlandia in gioielli dell'architettura. I teatri
sono sempre pieni e propongono spettacoli di assoluta qualità, con i migliori
professionisti del settore.
Eppure c'è qualcosa che non torna nel quotidiano ipermotorizzato delle stupende
prospettive. Nelle opere di Tolstoj il protagonista visibile e allo stesso tempo
invisibile era il contadino sfruttato, non ancora proletarizzato, immerso in
una concezione del tempo diacronica, in quella solenne contemplazione del
fluire delle cose, che ancora si nota limpidamente nella liturgia ortodossa. La
vita, con le sue stagioni quasi indistinte, le speranze e le delusioni, scorre
come le acque della Neva, del Volga o del placido Don in un ritmo eterno,
"omerico", come tanti critici hanno fatto notare.
Cambia il personaggio-chiave, non più il contadino, ma il millennial in Rete;
si trasforma la complessa componente
fatalistica dell'anima russa, ora molto più spigolosa, ma ancora appesa a
un'ansia di redenzione e a una tacita (talora acida) consapevolezza di dover
espiare qualche antico peccato originale per trovare serenità. Intendiamo così
i cipigli di piccoli capetti, la spazientita sbrigatività di molti
sportellisti, la scarsa dimestichezza di cassieri di hamburgherie
ultra-occidentalizzate con menù variabili e sconti da libero mercato.
Sulla Prospettva Nevskij tutto luccica, ma due passi più in là, sulla Sadovaja
o nella piazza del Mercato del Fieno, pare di ritrovare lo studente spiantato
di "Delitto e castigo" e atmosfere dostoevskiane così umiliate e
offese, in perenne lotta tra il bene e il male. Quest’ultimo viene identificato
negli innumerevoli borseggiatori, negli usurai (Aliona Ivanovna non è mai
morta), negli immigrati tagiki e uzbeki che, con i loro tratti asiatici, sono
per i bambini l'odierno boogeyman occidentale. E, per la metà dei russi, l’uomo
nero è anche lui, l’ultimo zar: Vladimir Putin.
In realtà il demone non andrebbe assimilato nella persona del tre volte
presidente della Federazione, ma in quella storia ancora incerta che parte
dalla incompleta dissoluzione dell’Unione Sovietica e trova radici in precise scelte
politiche compiute negli ultimi venticinque anni dalle élite, di cui Putin
è certamente espressione. Si è puntato alla crescita economica senza creare le
condizioni necessarie per garantirla a lungo termine; si ha l’impressione che
all’ultimo colpo di manovella, con la piena apertura dei mercati, la Russia
possa implodere, piuttosto che fiorire. Non ci si è affidati all’innovazione o
al talento, ma agli agganci di potere, esattamente come accadeva nel regime
sovietico. Tranne qualche colbacco di visone e bottiglia di vodka, non si
produce nulla che sia desiderabile per il resto del mondo.
Osservando il disorientamento dei giovani, abbiamo l’impressione che vivano
sospesi tra ingranaggi amministrativi e fitness occidentale, tra cultura
digitale e globalizzazione solo percepita. All’università ascoltano lezioni
pienamente in linea con quelle della comunità scientifica internazionale, ma
poi si scontrano con l’effettiva carenza di diritti umani e libertà occidentali
soffocate da Stato e Chiesa ortodossa. Non ci sembrano così dissimili da quel
mondo di sconfitti che Gončarov seppe personificare in Ilja Oblòmov, con la
differenza che sulle loro teste paiono incombere le repressioni putiniane, che
rievocano gli spettri delle violente purghe di Stalin.
La comunità mondiale ha il dovere di prendersi cura della Russia, probabilmente non
a colpi di sanzioni e di misure restrittive come si è fatto finora. Bisogna far
capire a Putin che il suo metodo di cambiare il sistema, mantenendo intatti i
poteri (soprattutto i propri) attraverso la repressione del dissenso e il
muscoloso confronto con l’Occidente, ha ormai vita brevissima. Gli interventi a
gamba tesa nel conflitto siriano nel tentativo di «creare uno spazio di
sicurezza equa ed indivisibile che non sia tale per pochi, ma per tutti» sono
fuochi di paglia che distraggono dall’Ucraina, dalla propaganda anti-gay, dal
bavaglio dell’informazione.
Anziché affermarsi come una superpotenza mondiale, insomma, la Russia voluta da
Putin potrebbe frantumarsi nell’ultima fase di un lungo declino che nessuno ha
saputo gestire. Non possiamo ignorare il destino di milioni di persone,
soprattutto I giovani, anche se distanti; l’uomo è chiamato a favorire il
benessere e a far fiorire le potenzialità di tutti; solo così si può dire che
la nostra vita abbia un senso.
RIUNIONE N. 3010
(CONVIVIALE)
Martedì 18 aprile
2017, ore 20, Circolo ricreativo
Ha presieduto:
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il presidente Paolo Pomati
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Soci presenti:
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Aguggia L., Aguggia M., Baldini, Bassi, Coggiola, Delleani B., Delleani
G., Farrauto, Finassi, Isacco e Signora, Massa, Migliau e Signora, Pigino, Pomati,
Randazzo, Ricci, Tasso, Torelli, Vancetti, Vernetti
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Ospiti del Club:
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Simone Sarasso
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La conviviale di
aprile ha avuto un ospite di eccezione: lo scrittore Simone Sarasso, che ha
appena pubblicato per Sperling & Kupfer il romanzo “65. La mia vita senza
paura”, scritto a quattro mani con il campione di motociclismo Loris Capirossi.
Sarasso è vercellese, ha frequentato il liceo scientifico, si è laureato all’Università
del Piemonte Orientale in Filosofia e oggi risiede a Novara, è sposato con la
professoressa Mary Ferrari e la coppia ha un delizioso bambino, Alberto. Il
presidente Pomati ha osservato che, quando si parla di scrittori vercellesi, si
possono fare soltanto due nomi certi: quello di Laura Bosio e quello di
Sarasso, perché sono gli unici che hanno fatto della scrittura una professione.
La carriera di Simone Sarasso è punteggiata da numerosi successi editoriali con
romanzi noir e storici: la trilogia “Confine di Stato” - “Settanta” - “Il paese
che amo” racconta tutta la storia “sporca” dell’Italia corrotta dal secondo
dopoguerra ai giorni nostri e l’ultimo volume ha ottenuto la menzione speciale
al prestigioso premio letterario “Scerbanenco”. I romanzi storici (Invictus,
dedicato a Costantino; Colosseum; Aeneas) sono tra i più venduti in libreria. Durante
la conversazione con il Presidente ha raccontato come è nata l’idea di scrivere
una biografia romanzata di Loris Capirossi, come ha attivato un serrato “corteggiamento”
per ottenere il consenso del campione e come questo si sia poi entusiasmato al
progetto. Il libro offre una meravigliosa rassegna, suddivisa annalisticamente,
degli episodi salienti della vita di “Capirex”, conditi da aneddoti, curiosità,
sorprese. Ne fuoriesce un personaggio che non è stato solo un campione
sportivo, ma anche un modello di umanità e di coraggio. La scrittura di
Sarasso, ha notato Pomati, possiede un nitore senecano, con un linguaggio
moderno, la sapiente affrescatura della vita sociale con qualche pennellata “hollywoodiana”.
L’ospite ha amabilmente conversato con i soci, che sono poi corsi ad acquistare
il libro.
RIUNIONE N. 3009
(NON CONVIVIALE)
Martedì 11 aprile
2017, ore 19.15, Circolo ricreativo
Ha presieduto:
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il presidente Paolo Pomati
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Soci presenti:
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Aguggia M., Signora Franca Baldini, Balzaretti, Bassi, Beccaro e Signora,
Coggiola, D’Addato, Delleani B., Delleani G., Farrauto, Finassi, Isacco,
Massa, Signora Nicole Materi, Migliau e Signora, Mortara e Mamma, Omodei
Zorini, Pomati, Santoro, Torelli, Vernetti, Villani
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Ospiti del Club:
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Laura Minghetti Rondoni e Caterina
Emanuelli Mazza (RC Vercelli S. Andrea), Rosa Beltarre Provera, Cristina
Francia Provera
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Ospiti di Soci
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Gianluca Nosari
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Il Presidente ha
convocato tutti i partecipanti all’imminente viaggio di San Pietroburgo per illustrare
gli ultimi dettagli e organizzare la partenza. Sono seguiti gli auguri per la
Santa Pasqua e la presentazione delle attività future.
RIUNIONE N. 3008
La riunione n. 3008
è stata sostituita con una riunione conviviale interclub organizzata dal RC
Santhià-Crescentino presso il Ristorante Paladini di Carisio il giorno 6 aprile
2017. Relatori sono stati Enrico Raiteri, governatore del Distretto 2031 e il
pianista Massimiliano Génot. Hanno partecipato i soci: Aguggia, Balzaretti, Bassi,
Delleani B. (facente funzione di presidente), Delleani G. e Signora, Isacco e
Signora, Sanzone. Ai fini dell’assiduità le loro presenze sono state conteggiate
nella riunione n. 3009.
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